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Fotologia

 Il mondo della fotografia sin dalle sue origini è sempre stato un universo in via di espansione. Questa definizione, ritenuta già valida alla fine degli anni Novanta, è diventata ancora più calzante con il procedere nel nuovo millennio e con la diffusione, ad un ritmo esponenziale, della fotografia digitale. Come è noto, la tecnologia digitale ha comportato un enorme sviluppo nel volume della produzione delle immagini fotografiche: questo è dovuto all’ assoluta semplificazione delle operazioni fotografiche e dei processi di correzione, elaborazione e manipolazione delle immagini (post-produzione digitale), ma anche al definitivo distacco delle immagini dai tradizionali supporti meccanici (pellicola e carta), che ha reso virtualmente illimitato il numero degli scatti possibili e delle immagini realizzabili. Tuttavia, questo vistoso ed inarrestabile sviluppo della quantità e della qualità intrinseca delle immagini fotografiche, non è stato accompagnato da un altrettanto rapido sviluppo della riflessione teorica e delle indagini socio-culturali sul fenomeno della fotografia in sé. Anzi, se vogliamo, negli ultimi trent’anni abbiamo assistito ad un rallentamento e ad un inaridimento di qualsiasi attività teorica legata ai temi della fotografia. Da una parte, grazie alla diffusione della “conoscenza” attraverso internet, si sono potute approfondire le cognizioni di base circa gli autori e le opere, sia del mondo contemporaneo che del passato, con il proliferare di pubblicazioni e con l’ingresso delle immagini fotografiche nelle gallerie d’arte e nei musei, ma dall’altra parte sono venuti drammaticamente a mancare i momenti di approfondimento e di sintesi, relegando la fotografia ad un ruolo ancora culturalmente marginale. Mentre si parla correntemente, ad esempio, di “critica” dell’arte e del cinema, di “linguaggio” dell’arte e del cinema, di “estetica” dell’arte e del cinema e perfino di “filosofia” dell’arte e del cinema, si incontrano difficoltà enormi nella definizione di una “critica”, di una “estetica” e di una “filosofia” della fotografia, mentre alcuni semiologi negano addirittura alla fotografia lo status di “linguaggio”. Per tentare di colmare questa lacuna, accanto alle ricerche di tipo storico bisognerebbe condurre analoghe ricerche di settore per cominciare a ridefinire i diversi ambiti della fotografia, a tratteggiare i confini di questo universo mutevole, sviluppando una metodologia onnicomprensiva che potremmo definire, utilizzando un termine coniato mezzo secolo fa da Renzo Chini, “fotologia”.