Viktor Koen
Artista, illustratore e insegnante è nato nel 1967 a Salonicco, Grecia. Le sue immagini vengono regolarmente pubblicate su Newsweek, Time, Esquire, Money e Forbes. Oltre a lavorare per numerosi editori, Viktor espone ed è riconosciuto a livello mondiale per le sue opere belle e oscure che esprimono gli aspetti intangibili dell’esistenza umana: sopravvivenza, memoria, mito, significato e nullità. Sin da bambino è cresciuto collezionando bambole, ossa, denti e giocattoli rotti: un ambiente apparentemente caotico però in armonia con la fantasia e l’immaginazione dell’artista. Per la creazione delle ventisei opere che costituiscono la sua esplorazione dell’alfabeto, Viktor scombina e sovrappone oggetti, texture, colori e ombreggiature per creare immagini fantastiche. “Warphabet” è una serie di stampe delle lettere dell’alfabeto ispirate alla guerra. Chiaramente non sono immagini che esaltano la bellezza delle armi, ma un commento sui loro usi e sulla loro diffusione nella storia. Viktor sostiene che: “plasmando le armi in forma di lettere, il collegamento fra gli orrori della guerra e il nostro vernacolo quotidiano appare ancora più stretto. Riportare, descrivere e discutere di morte legata al conflitto è una parte qualsiasi della nostra routine quotidiana, soprattutto quando ne siamo così distanti fisicamente. La facilità mai vista nella diffusione di informazioni e immagini di questo XXI secolo, ha trasformato la carneficina in un qualcosa che sbuca da ogni angolo e inevitabilmente ci siamo completamente assuefatti.”
Viktor è sempre stato attratto dalla guerra, fotografando armi nei musei bellici e combinandole con immagini di repertorio anni ’50 stile retrò. Come ad esempio nel trittico, dove i tre uomini d’affari che a prima vista sembrano elegantemente comici, da un esame più attento risultano invece essere indifferenti alla morte e alla distruzione di massa, da cui traggono profitto.
Non da ultimo il genere “Dark Peculiar Toys”, che si rifà alla curiosità infantile di smontare tutto per vedere come sono fatti un giocattolo o una bambola e per capire dietro quanto c’è di vero. Come lui stesso afferma, “l’attrazione per i giocattoli sta unicamente nella tendenza dei bambini a cannibalizzare oggetti esistenti per forgiarne di nuovi. I giocattoli riassemblati, sebbene un pò drammatici a causa della loro oscurità, evocano le nostre emozioni e comunicano con noi portandoci indietro nei luoghi più oscuri della memoria che spesso ancora ci ossessionano”.