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MAXROMEGRAPHICS

Freelance Graphic Designer

Photoshop in pillole (Disegno a matita)

Dopo aver aperto il vostro file in Photoshop, rinominate il livello di sfondo cliccandoci sopra due volte e chiamatelo “ritratto”. Poi duplicate il livello con il comando “CTRL+J” e rinominatelo. Dai menù fate:

  • IMMAGINE > REGOLAZIONE> TOGLI SATURAZIONE

Duplicate questo ultimo livello come visto prima, ma questa volta procedete con il comando INVERTI: 

  • IMMAGINE> REGOLAZIONE> INVERTI

Cambiate ora il metodo di fusione del livello in COLORE SCHERMA e, anche se la pagina apparirà bianca, procedete comunque nel seguente modo:

  • FILTRO> ALTRO> MINIMO

Impostate ora valori compresi tra 1 e 5, ricordando che per valori bassi l’immagine avrà una tonalità più chiara, viceversa più scura.

Unite adesso i livelli con il comando (SHIFT+CTRL+ALT+E) e il gioco è fatto!!

Photoshop in pillole (Ritoccare i Ritratti)

Vediamo come fare alcune correzioni mirate a migliorare l’aspetto dei nostri ritratti. Attenuare colori, ombre e rughe sul volto ha un effetto immediato, stando attenti però a non stravolgere la fisionomia. Per le correzioni useremo lo strumento Pennello nel seguente modo:

  1. fate una selezione approssimativa attorno al viso con lo strumento Lazo e create un livello separato che contenga solo il volto, cliccando su Livello>Nuovo>Crea Livello Copiato nella barra dei menù;
  2. scegliete lo strumento Contagocce e campionate un’area del viso che abbia colorazione neutra, come per esempio il centro della fronte;
  3. selezionate lo strumento Pennello con una punta morbida e una dimensione adeguata al volto, come un vero pennello di make-up. Nella barra opzioni cliccate su Metodo>Colore (o anche Schiarisci se lo preferite, per rendere meno evidenti le rughe e le ombre), impostate la durezza a 0 e un’opacità pari al 15% per ottenere un risultato naturale;
  4. pennellate ora sulle aree che presentano discromie, come il naso e le occhiaie, per trasformare la pelle nel colore che avete scelto prima con il Contagocce.

Adesso che avete ammorbidito i colori e le ombre del volto, potete passare ad eliminare le imperfezioni. Create quindi un nuovo livello e rinominatelo “imperfezioni”. Per eliminare i piccoli difetti delle pelle, attivate lo strumento Pennello Correttivo al Volo. Nella barra delle opzioni impostate la dimensione minima in grado di contenere le imperfezioni, selezionate “in base al contenuto” e “campiona tutti i livelli”: eliminate ora i difetti con dei click veloci e leggeri. Per coprire invece aree più complesse, come ad esempio i capelli davanti al volto, selezionate lo strumento Pennello Correttivo che vi garantirà una precisione quasi assoluta del ritocco. Nella barra opzioni selezionate il comando Campiona>Tutti per copiare, mentre passate il pennello sul difetto, tutti i pixel dell’area circostante.

Come rendere il sorriso più smagliante e più bianco? Usate lo strumento Selezione Rapida per selezionare i denti e poi create un nuovo livello cliccando su Tonalità/Saturazione. Rinominate il nuovo livello con la parola “sorriso”. Nel pannello delle Proprietà, scegliete “Gialli” dal menù a comparsa e muovete verso sinistra il cursore saturazione e verso destra quello luminosità per avere una dentatura smagliante. Ora occupiamoci di come ottenere uno sguardo luminoso per esaltare l’espressività degli occhi. Selezionate gli occhi con lo strumento Lazo, prima uno e poi, tenendo premuto il tasto MAIUSC, anche l’altro. Create un nuovo livello che contenga la selezione appena fatta e rinominatelo “occhi”. Date contrasto agli occhi per farli risaltare utilizzando lo strumento Nitidezza e impostando, dalla barra opzioni, un’intensità del 30%. Poi pennellate solo su ciglia e iride per evidenziarne i dettagli. Per dare invece brillantezza allo sguardo, schiarite il bulbo attivando lo strumento Scherma dal pannello strumenti. Nella barra delle opzioni selezionate un pennello sottile e impostate “mezzitoni” dal menù intervallo, controllando che l’opzione “esposizione” non sia troppo alta, circa un 15%. Passate ora il pennello sul bulbo per renderlo più bianco. Per intensificare il colore dell’iride usate lo strumento Spugna e, dalla barra opzioni, scegliete Metodo>Satura. Impostate il cursore Flus. al 30% e attivate l’opzione Vividezza, poi passate il pennello sull’iride con precisione. Infine per correggere gli occhi rossi avete lo strumento Occhi Rossi subito sotto Pennello correttivo al volo. Cliccate sulla pupilla rossa e il programma la scurirà automaticamente.

 Infine parliamo della procedura utilizzata per rimodellare il fisico in modo perfetto. Per prima cosa duplichiamo il livello di sfondo (Ctrl+J) e lo rinominiamo “fisico”. Dalla barra Menù fate Filtro>Fluidifica per aprire la finestra di dialogo ed iniziare a rimodellare il corpo:

  • selezionate lo strumento “Altera Avanti” che vi permette di spingere in avanti i pixel mentre trascinate il mouse;
  • impostate la “dimensione pennello” in modo che contenga perfettamente il difetto da correggere;
  • posizionate il pennello al centro del difetto, cliccate e trascinate verso l’interno riducendo ad esempio la pancia, che sarà adesso completamente piatta.

Questa tecnica può essere usata per modificare qualsiasi parte del corpo, riducendo il volume delle aree in eccesso. Viceversa, nel caso in cui volessimo aumentarle, tipo il rimodellamento del seno, lo strumento da selezionare è “Gonfiamento”, che agisce sempre sui pixel distanziandoli dal centro dell’area. Anche qui impostate un pennello di dimensione sufficiente a contenere il seno e posizionatelo al centro dello stesso per aumentarne il volume con un click. In ogni caso, anche se aveste commesso errori, potete sempre rimediare utilizzando lo strumento Ricostruisci che provvederà a ripristinare la situazione precedente.

Photoshop in pillole (Creare foto d’autore in Camera Raw).

Aprite la foto in Camera Raw :
  • FILE>APRI COME> FORMATO CAMERA RAW

Nel menù base, date un primo ritocco alle luci, aumentando la “Chiarezza” ma senza superare una gradazione pari a (+70).

Regolate la “Vividezza” in un range tra (+15 e +20), poi la “Saturazione” tra (-10 e -15) per mettere in risalto i colori.

Adesso andate nella barra menù e cliccate “Curva di Viraggio”: regolate le luci tra (+5 e +7), i colori scuri tra (+15 e +20), le ombre tra (-7 e -12), questo vi permetterà di creare un contrasto più forte di luci/ombre.

Dal menù selezionate ora “Dettagli”: regolate il fattore tra (+35 e +45) e nel caso aumentate la luminanza per diminuire la grana della foto. Sempre da menù andate su “HSL/Scala di grigio” per modificare i colori nella tonalità che preferite, regolandone tonalità-saturazione-luminanza.

Passate ora al comando “Correzione lente” e agendo sulla quantità ed il punto medio potete ottenere angoli più scuri che fanno da cornice alla vostra foto. Col tasto destro del mouse duplicate il livello e selezionate come metodo di fusione “luce intensa”, poi fate:

  • FILTRO>ALTRO>ACCENTUA PASSAGGIO (regolate il raggio per ottenere il miglior risultato).

Modificate l’opacità del livello per aumentare l’intensità dell’effetto e poi cliccate sempre col tasto destro  scegliendo “unisci sotto” come opzione. Usate ora lo strumento “brucia” e settatelo sui mezzitoni con esposizione inferiore al 30% per migliorare ed accentuare le ombre, i dettagli e la profondità.

Fate la stessa cosa con lo strumento “scherma” ma con esposizione inferiore al 25%. Questo vi servirà per migliorare le luci. Duplicate poi nuovamente il livello e mettete “Luminosità” come metodo di fusione.

Utilizzate lo strumento “scherma” settato su luci con esposizione inferiore al 15% per intensificare ulteriormente il gioco di luci. Tornate allo strumento “brucia” e impostatelo su ombre con esposizione inferiore al 30% per dare maggior profondità alle ombre della vostra foto.

Adesso dovete solo unire i livelli et voilà!!

 

Photoshop in pillole (Effetto Orton)

L’ effetto Orton è stato inventato dal celebre fotografo canadese Micheal Orton che, alla fine degli anni ’80, aveva iniziato a studiare la sovrapposizione delle diapositive su pellicola con diversa messa a fuoco, con l’intento di ottenere delle immagini che ricordano l’acquerello.

In particolare la tecnica sviluppata consiste nell’unire due o più immagini della stessa composizione: la prima a fuoco e sovraesposta mentre le altre sfocate e sottoesposte. Questa tecnica è spesso utilizzata in Photoshop per foto paesaggistiche. Nel mio caso preferisco utilizzarla per creare atmosfere fiabesche.

Aprite l’immagine in Photoshop e duplicate subito il livello di sfondo con (CTRL + J). Ora cambiate il metodo di fusione in “Scolora” e duplicate nuovamente il livello. Adesso tenendo premuto CTRL  della tastiera, selezionate entrambe i livelli e col tasto destro del mouse aprite il menù a tendina e usate il comando “Unisci livelli”. Poi ancora CTRL+J per duplicare il nuovo livello ottenuto e convertitelo in oggetto avanzato dalla barra menù “Filtro”, per creare la sfocatura. Poi fate :

  • FILTRO > SFOCATURA > CONTROLLO SFOCATURA (scegliete ora un valore ottimale, direi 7) e cambiate il metodo di fusione in “Moltiplica” per rendere il livello sottoesposto. Questo si  fonderà automaticamente con il precedente che invece risulta essere sovraesposto e quindi più nitido. Adesso tornate al controllo sfocatura dell’oggetto avanzato e modificatelo a piacere per dare il giusto effetto, nel mio caso ho scelto un valore pari a (+14,2).

L’effetto Orton di base è questo ma ho poi aggiunto qualche altro ingrediente alla ricetta per creare un’immagine più surreale, procedendo nel seguente modo:

  • unite il livello sottoesposto e sovraesposto utilizzando prima il comando CTRL da tastiera per selezionarli entrambe e poi, come prima, cliccando il tasto destro del mouse “unisci livelli”. Vi rimangono così il livello sfondo di partenza e sopra quello nuovo con la sfocatura. Di quest’ultimo riducete l’opacità ad un 40-50% per recuperare nitidezza, mantenendo però sempre quel grado di dissolvenza che rende l’immagine più suggestiva.

Ancora un’ultima cosa prima di concludere, per recuperare i dettagli che forse per via della sfocatura sono meno evidenti, utilizzate la maschera di contrasto dal menù “Filtro”:

  • FILTRO > NITIDEZZA > MASCHERA DI CONTRASTO

con i seguenti parametri (fattore 40 ; raggio 2,3 ; soglia 1).

E adesso gustatevi quest’atmosfera da favola!

 

Photoshop in pillole (Color Splash Photo Editing)

Questo particolare effetto consiste nella conversione in bianco e nero dell’intera immagine fatta eccezione per una parte selezionata della stessa che invece resterà a colori. Per ottenere tale risultato possiamo usare i metodi di fusione che permettono di sovrapporre il contenuto di un livello con quelli sottostanti. Vediamo come:

  • create un nuovo livello in Bianco e Nero cliccando sul relativo pulsante nel pannello Regolazioni, così tutta l’immagine viene convertita nella suddetta tonalità;
  • aprite l’elenco dei metodi di fusione nel pannello Livelli e selezionate Colore più Scuro;
  • per schiarire e colorare le aree che vi interessano dovete spostare i cursori dei rispettivi colori verso destra nel pannello Proprietà (qui ho spostato quello Blu degli occhi) per vederli riemergere dal livello sottostante;
  • se dovessero restare visibili altre tonalità indesiderate o anche solo un colore, spostate i relativi cursori verso sinistra nel pannello Proprietà per eliminare il problema.

Inoltre creando una maschera di livello potete limitare la presenza di colore ad aree più piccole (come nel mio lavoro ho lasciato blu solo gli occhi in primo piano):

  • anche in questo caso create un livello di regolazione Bianco e Nero ma questa volta chiudete il pannello Proprietà perché non avete bisogno di applicare alcuna regolazione;
  • cliccate su maschera di livello e dal menù selezionate: Immagine>Regolazioni>Inverti (il livello risulterà completamente nascosto);
  • attivate lo strumento Pennello e scegliete il bianco come colore di primo piano;
  • passate il pennello bianco sopra le aree che volete vedere in bianco e nero e il colore viene subito eliminato.

Jerry N. Uelsmann: l’Alchimista

 Le fotografie di Jerry Uelsmann sono state ampiamente pubblicate a livello internazionale e il suo lavoro è stato esposto in oltre cento mostre in tutto il mondo. Professionista riconosciuto ed acclamato, ha saputo ampliare i confini della fotografia tradizionale, ricevendo numerose onorificenze e la nomina a membro fondatore dell’American Society for Photographic Education e della Royal Photographic Society in Inghilterra.

Nato nel 1934 a Detroit, Uelsmann si appassionò alla fotografia sin da giovane. Incoraggiato dal padre ad intraprendere questa strada, Uelsmann si iscrisse al Rochester Institute of Technology, crescendo a stretto contatto con i più noti fotografi d’arte del periodo come Minor White e Ralph Hattersley. Uelsmann si laureò nel 1957 e lo stesso anno vide comparire le sue prime foto in stampa sulla rivista Photography Annual.

Durante i suoi studi accademici fu molto influenzato da Henry Holmes Smith, già conosciuto come uno dei più venerati fotografi d’arte americani. Uelsmann in seguito avrebbe attribuito a Smith il merito di avergli insegnato come utilizzare la fotocamera non più per documentare il reale, ma per spingersi al di là di esso, cambiando il linguaggio stesso del mezzo fotografico. Nel 1960, Uelsmann portò il suo primo lavoro fuori dal college come istruttore di fotografia presso la Facoltà di Arte dell’Università della Florida.

Uelsmann ha iniziato la sua carriera di insegnante proprio quando la fotografia ha iniziato ad essere accettata come disciplina nel mondo dell’arte, che tradizionalmente l’aveva scartata per motivi estetici. L’avvento della Pop Art aveva segnato l’inizio del cambiamento. Uelsmann si fece promotore di questo movimento, fondendo elementi della Pop Art con la fotografia.

Come Robert Rauschenberg e Joseph Cornell, Uelsmann iniziò a sperimentare una varietà di tecniche in camera oscura per dar sfogo ai suoi impulsi creativi, combinando più immagini in opere spesso sorprendenti di arte surrealista. Uelsmann espose il proprio rivoluzionario punto di vista in un articolo del 1966 dall’eloquente titolo Post-visualization, rivoluzionario ed eloquente se si considera che l’estetica dominante poggiava sul concetto di pre-visualizzazione teorizzato da Ansel Adams. Due “modus operandi” a confronto: se per Adams prima di scattare bisogna avere un’idea precisa dell’immagine che si vuole ottenere e il momento creativo, quindi, raggiunge, esaurendosi, il suo apice nell’attimo dello scatto, per Uelsmann il momento creativo si dilata ben oltre quell’istante; ciò che prima costituiva un traguardo diviene un punto di partenza verso l’imprevedibile. Consacrato al procedimento analogico, Uelsmann costruisce le proprie fotografie così come un pittore i propri quadri, in diversi passaggi, attraverso impeccabili sovrimpressioni di vari negativi su un’unica stampa. L’artista combina di volta in volta immagini diverse per dar vita a sempre nuove creazioni; un singolo negativo può essere interpretato e definito nel suo significato infinite volte, lasciandosi alle spalle l’istantaneità del “momento decisivo” e infrangendo il patto di fedeltà al “qui e ora”.

Nel 1967 vinse il premio Guggenheim Fellowship per le sue molteplici tecniche di “imaging”. Oggi i suoi lavori fanno parte delle più importanti collezioni di fotografia del mondo e sono stati esposti in numerosissime mostre personali, compresa quella curata nel 1978 da John Szarkowski presso il MOMA di New York, che gli procurò il meritato riconoscimento internazionale.

Ritiratosi dalla carriera di insegnante, Uelsmann continua tuttora a coltivare la sua arte con passione. Pur apprezzando le elaborazioni digitali, di cui si può definire precursore, Uelsmann è un vero e proprio mago dello sviluppo in camera oscura e i suoi prodigi eludono ogni barriera razionale, emancipando il concetto stesso di fotografia dallo status di affidabile testimone del reale. Così come nelle fantastiche invenzioni di Magritte, suo riconoscibile riferimento in ambito pittorico, anche nelle fotografie di Uelsmann la plausibilità del visibile non viene mai contraddetta, il reale non è mai deformato, ma la nostra capacità percettiva viene meravigliosamente destabilizzata quando si considera l’opera nel suo insieme. Tutto è nitido, niente è sfocato o confuso, ma niente sembra stare al suo posto. Il modo surreale, dal sapore onirico ed enigmatico in cui vengono combinati i tasselli del reale, ci disorienta e, nell’istante in cui ogni certezza decade, emerge la poesia.  Il coinvolgimento che si prova di fronte alle opere di Uelsmann, al contempo realistiche e immaginarie, deriva dal loro essere “opere aperte”, suscettibili di illimitate, soggettive, interpretazioni. L’atto creativo si espande a tal punto da includere noi osservatori, chiamati a concludere l’opera dell’artista. È Uelsmann stesso a invitarci a farlo: “Penso che la mia arte, come la maggior parte dell’arte contemporanea, sia diretta alla coscienza creativa di chi guarda. Lo spettatore deve completare il ciclo, proiettarsi in esso in qualche modo”. Mentre la rivoluzione digitale degli ultimi decenni ha essenzialmente chiuso le stanze oscure di quel mondo, Uelsmann rimane fedele alle sue radici, dichiarando che il suo “processo creativo” è e resterà sempre intrinsecamente legato all’alchimia della camera oscura. “

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Viktor Koen

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Artista, illustratore e insegnante è nato nel 1967 a Salonicco, Grecia. Le sue immagini vengono regolarmente pubblicate su NewsweekTimeEsquireMoney e Forbes. Oltre a lavorare per numerosi editori, Viktor espone ed è riconosciuto a livello mondiale per le sue opere belle e oscure che esprimono gli aspetti intangibili dell’esistenza umana: sopravvivenza, memoria, mito, significato e nullità. Sin da bambino è cresciuto collezionando bambole, ossa, denti e giocattoli rotti: un ambiente apparentemente caotico però in armonia con la fantasia e l’immaginazione dell’artista. Per la creazione delle ventisei opere che costituiscono la sua esplorazione dell’alfabeto, Viktor scombina e sovrappone oggetti, texture, colori e ombreggiature per creare immagini fantastiche. “Warphabet” è una serie di stampe delle lettere dell’alfabeto ispirate alla guerra. Chiaramente non sono immagini che esaltano la bellezza delle armi, ma un commento sui loro usi e sulla loro diffusione nella storia. Viktor sostiene che: “plasmando le armi in forma di lettere, il collegamento fra gli orrori della guerra e il nostro vernacolo quotidiano appare ancora più stretto. Riportare, descrivere e discutere di morte legata al conflitto è una parte qualsiasi della nostra routine quotidiana, soprattutto quando ne siamo così distanti fisicamente. La facilità mai vista nella diffusione di informazioni e immagini di questo XXI secolo, ha trasformato la carneficina in un qualcosa che sbuca da ogni angolo e inevitabilmente ci siamo completamente assuefatti.” 

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Viktor è sempre stato attratto dalla guerra, fotografando armi nei musei bellici e combinandole con immagini di repertorio anni ’50 stile retrò. Come ad esempio nel trittico, dove i tre uomini d’affari che a prima vista sembrano elegantemente comici, da un esame più attento risultano invece essere indifferenti alla morte e alla distruzione di massa, da cui traggono profitto.

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Non da ultimo il genere “Dark Peculiar Toys”, che si rifà alla curiosità infantile di smontare tutto per vedere come sono fatti un giocattolo o una bambola e per capire dietro quanto c’è di vero. Come lui stesso afferma, “l’attrazione per i giocattoli sta unicamente nella tendenza dei bambini a cannibalizzare oggetti esistenti per forgiarne di nuovi. I giocattoli riassemblati, sebbene un pò drammatici a causa della loro oscurità, evocano le nostre emozioni e comunicano con noi portandoci indietro nei luoghi più oscuri della memoria che spesso ancora ci ossessionano”.  

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Street Art

 Comparve per la prima volta a Philadelphia negli anni sessanta, raggiungendo New York poco dopo. La storia di questa forma d’arte, tuttavia, risale alla preistoria con i primi graffiti rupestri sulle pareti, usate come fossero tele vuote per la creazione di disegni. Oggi la Street Art e i suoi artisti hanno raggiunto la fama internazionale, producendo opere complesse spesso ricche di contenuti, scopi politici e sociali.

Sono le influenze pop, intese anche nel senso più letterale della parola, che caratterizzano tutta la produzione di opere d’arte popolare urbana dagli anni ’70 ad oggi, passando per i grandi protagonisti del movimento come Keith Haring e Banksy. Un’arte che, per esporre, sceglie i muri più belli e più visibili, che tenta di riqualificare angoli abbandonati di periferia, che esprime denunce sociali ma che, proprio per i suoi significati più disparati, viene “musealizzata”.

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Roma è una delle destinazioni più interessanti per la Street Art. La gamma di lavori è in continua crescita, da opere già consolidate a quelle nuove che si materializzano ovunque durante la notte. La città eterna, dove il tempo e la storia dell’umanità si sono stabiliti in ogni angolo delle sue mura, è diventata uno dei centri dell’arte contemporanea e urbana. È la prima ad ospitare un afflusso di artisti internazionali come H. Baglione, Momo, Clemes Behr, e molti anche italiani, soprattutto romani come Alice Pasquini, Jerico, Sten Lex e Lacurci.

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Il successo e l’entusiasmo per la Street Art a Roma ha ricevuto attenzioni a livello internazionale, tanto che il Comune ha deciso di creare un’app degli itinerari Street Art, guidando i visitatori alla ricerca di questi capolavori disseminati ovunque tra vicoli e slarghi. La “strada” diventa così un vero e proprio museo. Questo percorso comprende oltre dieci quartieri, che vanno da quelli centrali e storici come Testaccio a quelli più periferici come Tor Bella Monaca; ci sono oltre cento strade e trecento opere da vedere, le più degne di nota menzionate in questo articolo.

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La più famosa delle esperienze di Street Art a Roma è il tour open air del “MURO” (Museo d’arte urbana di Roma) al Quadraro, in zona Tuscolana. La visita inizia a piedi in Via dei Lentuli, dove Diavù ha dipinto Art Pollinates. Altro capolavoro politicamente forte qui è il Nido di Vespe, realizzato da Lucamaleonte, che prende in considerazione il blitz tedesco che è stato condotto nell’aprile del 1944.

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Una delle poche opere dell’artista G. Pistone è dipinta sopra l’entrata del tunnel, un mostro che custodisce l’ingresso tra il Quadraro e il distretto adiacente. L’uscita del tunnel è dipinta da Mr.Thoms e rappresenta una bocca gigantesca che risucchia ogni cosa. C’è una parete d’angolo più grande dipinta da Jim Avignon, l’artista di Berlino e, ultimo ma non meno importante, alla fine del tour, è il lavoro di Ron English intitolato Baby Hulk.

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Riconosciuto come uno dei quartieri artistici di Roma, San Lorenzo ospita studenti e arte di strada; da Via dei Volsci a Via degli Enotri passando per Via degli Ausoni c’è molto da vedere. Vanno menzionate le opere di molti famosi artisti di strada internazionali tra cui un murale di The Broken Fingaz Crew e Banksy, il francese Christian Guémy, gli artisti italiani Assolo, Unga e Pasquini. Nonostante sia la patria di tanti noti pittori, la natura giocosa di San Lorenzo è diventata un terreno fertile per gli artisti romani che usano costantemente le sue mura per dare sfogo al proprio talento.

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Anche il Pigneto, una zona prevalentemente industriale e poco distante da San Lorenzo, è ricca di Street Art. I lavori che possiamo trovare qui sono disegni di Hogre, Hopnn e Alt97. Il Pigneto viene a volte chiamato “Home of Stencil” per i dipinti di Sten & Lex che sono considerati i pionieri dei graffiti “stencil”, in quanto hanno inventato la tecnica a mezz’ombra. Stanno utilizzando questo metodo dal 2000 nelle strade di Roma, Londra, Parigi, Barcellona e New York.

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Il quartiere Ostiense è un quartiere moderno e alla moda dove l’arte contemporanea si fonde perfettamente con l’arte pubblica e la Street Art; detiene più di trenta grandi opere pubbliche e si è integrato nel patrimonio artistico della città. Lo spazio è stato inizialmente ideato da 999Contemporary per promuovere l’area tra le stazioni metropolitane di Piramide e San Paolo. Ha avuto successo nel lasciare il segno nel 2010 con l’Outdoor Urban Art Festival. Fu durante questo periodo che JB.Rock dipinse il Wall of Fame in Via dei Magazzini Generali. Ci sono opere di Blu, Sten & Lex, Ozmo, Gaia, Borondo, Hitnes e Lucamaleonte, solo per citarne alcuni. La Street Art di Ostiense è stata legalizzata e le pareti di questa zona sono coperte da pezzi incredibilmente sorprendenti, una visita sicuramente da non perdere.

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Anche la zona popolare di Tor Marancia ha ricevuto ben venti murales monumentali, disegnati sugli edifici con progetto concepito sempre da 999Contemporary. Questi murales hanno una lunghezza di quattordici metri e una superficie di centocinquantacinque metri quadrati ciascuno. Diamond, Mr.Kleva e Moneyless, Seth, Philip Baudelocque e Jaz sono solo alcuni degli artisti internazionali di strada che hanno partecipato gratuitamente a questa impresa. Animali surreali, mostri giganti, volti, supereroi in un tripudio di colori, ognuno dei quali racconta una storia, hanno trasformato i muri delle case popolari in un museo a cielo aperto, creando di conseguenza un’altra forma di turismo accessibile a tutti.

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Attualmente i riflettori sono puntati ancora sulla periferia e precisamente sulla zona di Tor Bella Monaca, ma questa volta si parla di graffiti sulle facciate delle torri. Il progetto si chiama “Moltitudini” ed è il frutto di un lungo lavoro di confronto tra istituzioni, realtà locali e l’associazione 999Contemporary che ha curato anche il progetto di Tor Marancia insieme alle Università di Roma Tre e Tor Vergata.

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Ad inaugurare la riqualificazione urbana di Tor Bella Monaca è Diamond, artista romano e firma tanto nota quanto ormai autorevole nel panorama della Street Art di Roma e d’Italia: “Penso che sia importante portare queste opere in quartieri come Tor Bella Monaca – commenta Diamond -, sono molto contento di far parte di questo progetto, sono passati tanti anni dai miei primi murales in questo quartiere. Un piacevole ritorno”. Sembra chiaro che l’arte dei “graffiti” è in continua evoluzione, un po’ dentro il mercato e un po’ fuori, da una parte apprezzata come spunto creativo per la “rigenerazione” delle nostre periferie dall’altro ritenuta, per alcuni, ancora un’iniziativa ai limiti dell’atto vandalico: certamente resta, senza alcun dubbio, uno dei fenomeni più nuovi e vistosi della scena urbana contemporanea.